sabato 26 novembre 2011

Sabato mattina



Rarissima pausa in questo Sabato mattina, Saretta come al solito è in piscina con la mamma (tocca faje fa lo sport ai bambini che je fà bene dicono tutti....), mentre Arianna porella lotta da ieri contro febbre alta, mal di gola ed è ricoperta di bolle. Sono impegnato infatti, a capire se le bolle rosse di Arianna sono nell'ordine : scarlattina, varicella, sesta malattia, morbillo, rosolia, o... una congiura matriarcale per impedirmi di andare allo stadio stasera...(c'è Lazio-Juve nun famo scherzi). Non vi nascondo che mi piacerebbe credere in quest'ultima ipotesi, anche perchè voi che poi sta malattia nun fa il giro de tutta casa...
Poco o nulla da segnalare, sia sul lato pubblico che quello privato, profilo basso in attesa di tempi più calmi (in generale), tocca allentà un po' la pressione non solo sui titoli di stato e Btp.
Magari proponetelo voi un argomento di discussione per il prossimo post.
Scappo che me tocca fa il sugo col tonno e cuocere il rombo in padella prima che Arianna se sveglia.
Statemi bene

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ecco il mio tema per la prossima volta: ipocrisia e incoerenza. Alla fine, credo che sia per questo che Berlusconi ha continuato a vincere. Alla fine, non è più coerente lui? (non era simpatico il Marchese del Grillo?)
Q

Il mitico '68 va in pensione,les dieux s'en vont. Ha suscitato molta curiosità la notizia che l'ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, va in pensione. Con il famoso vitalizio che, notizia di pochi giorni fa, non verrà più elargito ai parlamentari. Non ora, ma a partire dal 2018. «Se mi toglierei il vitalizio? Se mi dessero qualcos'altro per vivere sì, se mi dessero una pensione sì. Ho lavorato una vita e ho diritto a una pensione, poi come si chiami non conta» ha precisato Bertinotti. Vitalizio è peggio di pensione: si porta dietro un retaggio medioevale, è un recinto per privilegiati. La pensione, almeno, ha un che di piccolo-borghese, richiama la panchina dei giardini pubblici, le discussioni attorno alle buche dei lavori in corso, il quartino alla bocciofila.

Se poi ad andare in pensione è un ex ribelle, un ex rivoluzionario, un ex sindacalista la malinconia cresce. Veramente anche la moglie Lella è da tempo una baby pensionata, avendo usufruito di agevolazioni per il pubblico impiego. Ma almeno si è dedicata anima e corpo al marito, diventando la sua look maker, creando il communist cashmere style tanto caro al salotto di Bruno Vespa.

Anche Mario Capanna è andato in pensione. Come Cincinnato si è ritirato in campagna a vivere dei prodotti della terra. L'ex leader del Movimento studentesco prende 5.000 euro dalla Regione Lombardia e 4.725 euro dal Parlamento. Fa una certa impressione, per chi ricorda Capanna arringare la folla degli studenti milanesi per distruggere la borghesia e rigenerare la Storia, fa impressione vederlo ora alle prese con i vasetti di salsa di pomodoro e di miele o spaccare la legna per il caminetto. Il suo successore alla guida di Democrazia proletaria, Giovanni Russo Spena, di pensioni ne ha tre: una da ex parlamentare (4.725 euro), una da ex consigliere regionale (3.000 euro) e una da ex professore (3.250 euro). Costa la casta: non hanno rubato nulla, i soldi spettano loro per legge. Volevano cambiare il mondo, hanno cambiato la loro situazione previdenziale.

Lunga vita a Bertinotti, Capanna e Russo Spena. Ma fra cinquant'anni, caso mai dovessero trapassare, sulle loro tombe non sfigurerebbe l'epitaffio che Indro Montanelli aveva vergato per il Migliore: «Qui riposa Palmiro Togliatti impiegato modello di rivoluzioni parastatali».

Aldo Grasso