martedì 9 aprile 2013

Amarezza

Settimana scorsa avevo intitolato il post "Sereni" e anche ieri mi ero illuso di poter passare una serata altrettanto serena. L'occasione ? il Derby Roma-Lazio con gli amici dello stadio, il massimo per un tifoso come me della Lazio. Si esce dal lavoro di corsa, ci si cambia, si riattraversa di nuovo tutta Roma, stanco ma entusiasta quasi come un bimbo (con un pizzico di disillusione in più) con la sciarpa biancoceleste al collo. Speranzoso di vincere con una squadra rattoppata il quarto derby di fila, ma con l'incubo che si perda e si venga riagganciati in classifica. Si fanno pensieri banali, semplici, ma di una semplicità positiva se capite cosa intendo. All'improvviso poi ti chiama la moglie e ti dice che hanno accoltellato due persone, che c'è Ponte Milvio in stato di assedio. La guerriglia che ti aspetta, e la voce incrinata di tua moglie che ti dice di non andare. Parcheggio ad anni luce dallo stadio, l'odore ancora acre dei lacrimogeni nell'aria, la zona interno allo stadio dove aleggia tensione e dove si vedono i segni dello tsunami barbaro appena passato provocato da uomini violenti e vuoti. Cori folli di una gioventù che si butta via tra litri di birra, cori fascisti e provocazioni continue. Nel dubbio la sciarpa resta sotto il giubbotto, non mi fido di nessuno e presto attenzione ad ogni possibile avvisaglia. Dopo molto arrivo allo stadio, entro, mi siedo e tranquillizzo la moglie via telefono. Mi dico che non ci andrò più al derby, ma poi mi ricordo che nove anni fa avevo fatto la stessa promessa...pure io non sono credibile....Una volta entra inizio a gridare, tifare, sfogarmi un po', subito la voglia me la fa passare il solito becero coro dove si attribuiscono origini giudaiche ai tifosi avversari. Partecipo ad una splendida coreografia ed inizia la partita, quasi mi scordo del resto, il tifoso come un riflesso incondizionato esce fuori, si passa in vantaggio, ad un passo il raddoppio sfuma, gira l'aria, ci pareggiano, rimaniamo in dieci, rischiamo di perdere, ma i nostri non capitolano, si chiude in pareggio. Scappo subito dallo stadio, non saluto nemmeno i miei giocatori, corricchio verso la macchina, voglio tornare a casa perchè per oggi basta, sono stanco. In auto mi resta un senso di malessere e di amarezza, anche questo mi hanno levato, lo stadio, i colori, la gioia pura dell'esultanza per un gol, quel bambino che è in me è zittito, penso che questo è stato l'ultimo derby, stavolta basta...ma pure io, come tutti, non sono credibile.

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