martedì 13 ottobre 2009

Edward Hopper

Second Story Sunlight, 1960


Pittore americano, caposcuola del «Realismo statunitense», è il più "posterizzato" del mondo, e già altre volte nel Blog avevo messo dei suoi quadri. Ne torno a parlarne per consigliarvi una Mostra monografica a lui dedicata, a Milano fino al 31 Gennaio e poi a Roma a partire dal 16 Febbraio. Ci ha regalato una "sua" America, quella della Grande Depressione e del New Deal, dei film hollywoodiani e dei primi veri «cittadini», personaggi tristi e soli. Uno stile, definito "pubblicitario", dove le donne nude sono dive, maschere senza tempo imprigionate nelle loro pose. Imprigionati nella perfetta geometria dei luoghi sono pure i personaggi che animano i suoi appartamenti squallidi, gli anonimi caffè, i teatri semideserti, le case solitarie adagiate tra le dune del New England. Eppure sono proprio la rigidità delle forme e il rigore dei tagli di luce a rendere la freddezza di Hopper così unica e struggente.
"Se potessi esprimerlo con le parole non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo". questa una sua massima.

Room in New York, 1932

Nighthawks, 1942 (il capolavoro assoluto, secondo me)

Nessun commento: